Novembre 4, 2024

Arkaim, la sorprendente Stonehenge della Russia: un enigma da decifrare

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I misteri che avvolgono l’antico passato del nostro pianeta non cessano mai di affascinare l’immaginazione, tra questi c’è ne uno di cui molti non hanno mai sentito parlare, quello dell’Arkaim. Dagli imponenti monoliti di Stonehenge alle intricate ed enigmatiche Linee di Nazca incise sul suolo del deserto, il nostro mondo è costellato di siti enigmatici che mettono alla prova la nostra comprensione della storia e di altri mitici che spesso emergono da passati dimenticati.

Tra questi enigmi si trova Arkaim, una colossale fortezza annidata nei monti Urali della Russia. Spesso soprannominato la “Stonehenge della Russia”, questo luogo nasconde segreti che continuano a sconcertare storici, archeologi e persino appassionati di extraterrestri e che non riescono a trovare una soluzione o una spiegazione definitiva.

Arkaim: una connessione con il cielo

A prima vista, la vastità e la complessità di Arkaim incute timore reverenziale, vedi illustrazione descrittiva più in basso. Scavando più a fondo nella sua etimologia, scopriamo una profonda connessione tra il cielo e la Terra, cosa ch enon mi meravigli affatto e che collega questo misterioso moonumento a molti altri con le stesse connessioni studiate dall’archeoastronomia.

Il nome stesso “Arkaim” la dice lunga: “Arka” significa il cielo o i cieli, mentre “im” simboleggia la Terra.Siamo forse davanti ad un antico retaggio dell’arca di Noe? Forse l’arca non era una nave, ma una nave spaziale? Ma andiamo avanti e lasciamo alle nostre spalle tali congetture. Tutto ciò suggerisce un significato profondo e forse esoterico: una convergenza del celeste e del terrestre, un punto d’incontro tra due mondi.

Questa struttura potrebbe essere stato un luogo in cui le culture antiche cercavano di colmare il divario tra il regno terreno e la distesa cosmica, come la torre di Babele o altri grandi opere del passato?

Arkaim IA
Immagine ottenuta con IA.

Un’enclave dalle mille sfaccettature

Il vero scopo e significato di questa incredibile struttura, si rivelano in ogni strato della sua storia. Costruito nello stesso periodo della sua controparte più famosa, Stonehenge, almeno usanto i canoni dell’archeologia accademica, Arkaim è ben lungi dall’essere una semplice fortezza.

Emerge come un osservatorio, un tempio e un centro di ricerca scientifica. La scoperta nel 1987, durante lo scavo dei corsi d’acqua, rivelò un vasto complesso che misurava circa 500 piedi di larghezza. Mura imponenti, alcune alte fino a 20 piedi, avvolgevano la struttura, proteggendone i misteri all’interno. Le formazioni concentriche e circolari all’interno dei suoi confini conducono a un complesso centrale del tempio, una testimonianza della meticolosa pianificazione e dell’abilità architettonica dei suoi creatori.

Siamo quindi, forse, davanti ad un tempio dove oltre alla “preghiera” si praticava la scienza delle stelle ed un sapere che andava protetto da qualcun altro? Sembra proprio di si, al suo interno c’erano anche abitazioni ecc., sembra quasi di vedere una magione templare con ancora più misteri nella sua storia e nelle sue fondamenta.

Come si presentava prima degli scavi.

La meraviglia monumentale

Il confronto tra Arkaim e Stonehenge colloca il primo in un campione a se stante. Mozzafiato per dimensioni e precisione, le strutture all’interno della fortezza fanno impallidire l’iconico monumento britannico, ma essendo in Russia, nulla viene detto o fatto trapelare in occidente, dove si tende ad amplificare il nostro e sminuire quello degli altri, soprattuto se russo o cinese.

Il livello di precisione raggiunto nella sua costruzione lascia in soggezione i colossi moderni, evocando un netto contrasto tra l’antico e il contemporaneo. Questo edifico misterioso, rappresenta un tributo alla genialità e all’ingegno dei suoi costruttori, che hanno sfruttato la loro comprensione dell’astronomia e della geometria, forse sacra ed universale per erigere un monumento che resiste negli annali del tempo.

Arkaim IA
Elaborazione digitale ottenuta con IA.

Un enigma senza tempo

L’antichità di Arkaim è sconcertante, con stime che collocano le sue origini oltre 3.000 anni fa, forse da retrodatare. Come in molti siti antichi, il suo design incorpora allineamenti celesti, rispecchiando gli intricati modelli dei mandala sanscriti.

Mandala Sanscrito (Credit Wikipedia).

Al di là delle meraviglie architettoniche, i misteri di questa località o se preferiamo struttura, si approfondiscono con la scoperta di teschi allungati, quelli che in gergo vengono chiamati doligocefali, una caratteristica condivisa da altre antiche civiltà in tutto il mondo, con resti umani trovati persino in antartide. Immerso in un’area di anomalia magnetica, dove le bussole si comportano in modo irregolare, il luogo sembra destinato a fungere da crocevia di forze cosmiche.

Illustrazione esplicativa del monumento.

Influenza extraterrestre, antico popolo scomparso o antico ingegno umano?

Il fascino di Arkaim si estende oltre i confini terreni. L’allettante possibilità di influenza extraterrestre ha attirato l’attenzione, alimentata da segnalazioni di avvistamenti UFO spesso presenti in quelle zone, luci inspiegabili e fluttuazioni anomale di energia, accompagnano la precedentemente discussa anomalia magnetica del posto.

Questi fenomeni evocano connessioni ultraterrene, magari proprio alla base della sua stessa costruzione, infatti spesso è etichettata come fortezza di crocevia, ovvero un luogo sicuro in un punto di passaggio, ma per chi o per cosa non è ancora lecito saperlo. Questi fatti misterici ed ufologici potrebbero aver avuto un ruolo nel plasmare lo scopo e il destino di questa fortezza o qualsiasi cosa essa sia. La scoperta di teschi allungati accende ulteriormente la speculazione: i costruttori di questa fortezza erano ibridi, un’altra specie o emissari di galassie lontane? Per me i doligocefali erano terrestri pre diluviani di un’altra specie.

Vedi anche l’articolo a seguire o clicca il link qui: Grande Zimbabwe: il mistero della città africana di pietra

I Doligocefali e conclusioni

Nel mondo ci sono molti ritrovamenti di teschi doligocefali, molti dei quali non hanno spiegazioni, altri vengono imputati a rituali di fasciatura, probabili ed assurdi, ma sicuramente ispirati ad un retaggio passato che veniva appunto ritualizzato e scopiazzato in malo modo con risultati differenti e pericolosi. Per farvi alcuni esempi cito l’enciclopedia treccani, così evitiamo critiche inutili e stupide alle ie affermazioni.

Il popolo Watusso del Burundi è composto da doligocefali e Leptorrini. Vi spiego il termine Leptorrini, che nemmeno io conoscevo prima della lettura dalla treccani, riportando parti proprio della spiegazione in essa:

“In antropometria, categoria dell’indice nasale che include i nasi relativamente alti e stretti; è specialmente diffusa tra gli europoidi, ma si osserva anche tra gli indigeni dell’America Settentrionale, le popolazioni etiopiche e polinesiane.”

Enciclopedia Treccani

Nello scritto qui sopra è inclusa una informazione che passa sotto banco, c’è un comune denominatore tra le razze di vari continenti, che avrebbe origine in europa e nel Mediterraneo, forse gli Atlantidei: alti, bruni, dagli occhi azzurri e crani doligocefali, magari con gruppo sanguigno 0 poi diffusi in tutte le parti del mondo ed il cui DNA si è in parte diluito nelle varie etnie locali o si èestinto?

Sempre la Treccani dice che la popolazione Pòntica della Russia meridionale, quella che in parte ci interessa, ha crani doligocefali eredi di quelli mediterranei che vederemo tra poco, essi vivevano nel Pòntico, ovvero nel Mar Nero.

Infine gli Atlanto-Mediterrànei, così vengono chiamati, avete letto bene, gli uomini del Mediterraneo del Sud e occidentale, più alti della media, bruni e doligocefali. Potrebbero essere l’antico retaggio della fine di un popolo spazzato via dalla distruzione del Santorini, dagli tsunami generati e da sismi e bradisismo che hanno fatto sprofondare una parte di un’isola città devastando il territorio della vicina Creta. Ma quest aè un’altra storia che vi racconterò in altra occasione.

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