Aprile 25, 2024

I carri degli dei nepalesi

Nella valle di Katmandu ogni anno si compie una sfilata di carri degli Dei, una tradizione che ha origini che si perdono nel tempo. Tutta la zona del Nepal, così come l’India e parte della Cina e dintorni, sono condizionate da antiche tradizioni di Dei provenienti dal cielo, di stirpi reali discendenti da essi e di carri volanti dimore degli dei (vedi per esempio i vedici Vimana).

Carri degli Dei del Nepal

Queste dimore divine, nelle processioni, e festività e nelle raffigurazioni su bassorilievi e sculture, talvolta erano trasportarti con enormi carri ruotati, altre volte invece le raffigurazioni clipeologiche e petroglifiche li mostravano in aria in volo.

Oggi, questa tradizione che potremmo dire avere origini vediche, è decisamente più accentuata a Katmandu e Bhaktapur (dove sfilano i carri), località dove si trovano incredibili e maestosi complessi templari di “stupe” dalle tipiche forme coniche, a cupola, ecc., che tanto ricordano proprio i Vimana descritti dal Ramayana, dai Veda e da testi più moderni ma enigmatici come il Vymaanika-Shaastra in cui sono descritti persino i motori a mercurio, l’ingegneria aerodinamica, le caratteristiche dei piloti, ecc.

La festività in cui possiamo osservare i templi mobili, le case degli Dei, le navicelle della discesa -a seconda del punto di vista con cui le vogliamo vedere- si chiama “Bisket Jatra” (si svolge nell’aprile di ogni anno) dove i carri sono sovrastati da immagini di divinità e demoni di svariate grandezze e colorazioni a volte interpretate da figuranti.

Questi carri vengono trasportati per tutta la città, dove la folla devota, offre umilmente un proprio sacrifico in denaro. In alcuni casi, questo sacrifico è pagato in sangue come dono ai padroni della dimora, indipendentemente che siano Dei o demoni.

I carri usati nelle feste e le rappresentazioni

I carri in genere sono composti in legno massiccio, molto colorati e ricchi di ornamenti, altri sono più spogli e composti in parte da mattoni e materiali di costruzione.

I Carri degli Dei del Nepal

Questo tipo di rappresentazioni, si trovano anche in altre parti del continente asiatico, per esempio nell’India del sud (più esattamente nello stato di Karnataka, dove troviamo nella zona di Hampi il sito archeologico Vijayanagar, capitale dell’ultimo grande regno indù del Deccan, distrutta dalle invasioni musulmane) con il nome di carro del Sole, un enorme carro di pietra trainato da strani elefanti, che in proporzione alle dimensioni del carro stesso e i suoi occupanti risultano davvero molto piccoli.

Le fattezze di quest’ultimo carro, sono del tutto simili a quelle dei carri nepalesi, cosa che denota più che una semplice tradizione comune, probabilmente una comune origine celeste.

Hampi, è anche identificata con il mitologico Kishkindha, il regno dei Vanara che viene nominato nel poema epico Ramayana. Vorrei ricordare che esso contiene molti miti che parlano di guerre tra Dei e demoni e tra divinità ed eroi. Questi si fanno guerra con l’uso di carri volanti, verghe magiche, frecce distruttrici, luci devastanti, venti pestilenziali ed altri strumenti. Sono anche citate conseguenze o effetti riconducibili ad armi tecnologicamente avanzate e moderne.

Lo svolgimento della festività

Vediamo qui a seguire come si svolge esattamente la festività, così come riportato nei dettagli da un esperto di Tibet nel sito “Tripadvisor”:

Sono di certo strane anche altre cose legate a questi tradizionali carri e gli Dei che li occupavano. Facciamo qualche esempio; anche le figure divine, come i carri, sono sproporzionati rispetto agli elefanti. In alcuni casi questi vengono cavalcati dagli Dei, che sono palesemente più grandi di un uomo. Questi sono, almeno il doppio di altezza di un uomo, cosa che ricorda molto non solo gli Avatara della tradizione indù, ma anche gli Dei mesoamericani, gli Annunaki sumeri, le principali divinità dei phanteon egizi, greci e romani.

“Il famoso festival di Bisket Jatra viene celebrato a Bhaktapur per nove giorni a partire dal 9 aprile e segna la fine e l’inizio del nuovo anno Nepalese.
L’ultimo giorno del mese di Chaitra viene eretto un palo alto 25 metri che ha l’effige di Indra e viene tirato giù il giorno dopo (il primo giorno dell’anno nuovo) con la celebrazione del Lingo Jatra a Bhelukhel (Bhaktapur).

Questa festa risale al tempo dei Lichchhavi ed è sempre stata una gran processione con il carro che trasportava, fino a Khalna Tole, le divinità induiste, tra cui spiccava Bhairab, che è il patrono di Bhaktapur. Tutt’ora è così e come ogni anno viene rappresentata una battaglia in ricordo dei tempi antichi, in cui la città era divisa in fazioni”

carri nepalesi

Qui di seguito il calendario della festa:

9 aprile: partenza dei carri di Bhairab e Bhadrakali (la dea consorte di Bhairab) da Taumadhi Tole

10 e 11 aprile: processione con le effigi delle divinità induiste che si crede scendano in città dai loro troni celesti.

12 aprile: innalzamento di due pali, rappresentanti demoni, uno nella piazza dei vasai e l’altro in Yosinkhel.

13 aprile: è il primo giorno dell’anno nepalese. Si celebra al mattino, tirando giù il palo di Yosinkhel, che sta a simboleggiare la caduta del male di fronte al bene.
C’è poi uno scontro tra i carri di Bhairab e Bhadrakali vicino a Taumadhi Tole, che sta a simboleggiare l’unione tra il maschile e il femminile che genererà fertilità per il nuovo anno.

Questa rappresentazione ricorda una leggenda, che narra, che tutti gli uomini che sposavano la principessa della città, durante questi, la trovavano poi morta la mattina della prima notte di luna di miele. Fu così che, dopo una serie di eventi incorsi negli anni, alla fine uno sposo decise di rimanere sveglio per proteggere la sua sposa.

Il calendario: verso l’epilogo

Durante la notte apparve un terrificante serpente maligno e lo sposo lo uccise con la sua spada, portando finalmente gioia e prosperità alla città. E appunto i due carri che si scontrano, secondo i locali, rappresentano l’unione tra l’uomo e la donna che porterà felicità, prosperità e benessere.

14 aprile: Balkumari Jatra/Sindure Jatra a Thimi in cui il popolo Newari trasporta una ventina di baldacchini adornati con le divinità, facendo tre volte il giro del villaggio e lanciando al vento polvere rossa, fino ad arrivare alla piazza del tempio di Bhalkumari.
A Bode invece, c’è la cerimonia del piercing sulla lingua, dove un coraggioso si perfora la lingua con un grosso ago.

In tutte le case il membro più anziano della famiglia pone la tika sul capo dei suoi familiari e tutti si scambiano benedizioni.

15 aprile: vengono fatte offerte al tempio delle 8 personificazioni della divinità di Astamatrika, che stanno a rappresentare gli otto rioni della città antica e che li proteggono. Vengono infatti chiamate le 8 madri.

16 aprile: Lingo Jatra si tira giù anche il palo della piazza dei vasai. A questo punto le divinità, alle quali sono state fatte le offerte saliranno di nuovo sui loro troni celesti e veglieranno sulla comunità.

L’allegoria della festa

In pratica la festività è un’allegoria di un evento preciso le cui origini si sono perse nella notte dei tempi. Essa dovrebbe simboleggiare una battaglia tra carri degli Dei e demoni. Ed in questo contesto, il Dio Bhairab patrono locale di Bhaktapur e la divinità femminile Bhadrakali si uniscono sessualmente e si sposano dopo la prima battaglia. In questo combattimento si vede la sconfitta di un primo demone.
Questa sconfitta viene figurata dall’abbattimento di uno dei due pali che stanno a simboleggiare i demoni. I tralicci vengono eretti nella cittadina all’inizio della festività, essi rappresentano le fazioni avverse al benessere cittadino.

Il palo in questione rappresenta il demone Yosinkhel, sconfitto dal bene, subito dopo l’evento precedente. Dopo, i carri dei due sposi si scontrano in battaglia. Quest’ultima è un’altra allegoria che cela in questo caso (a detta degli abitanti locali), il rito d’unione tra le due divinità maschile e femminile.

Nella tradizione inoltre, si vuole che un altro demone (l’altro palo), uccida nella notte la principessa sposa dell’eroe. Quest’ultimo vince la battaglia (qui il tutto sembra molto confuso, probabilmente il principe e la principessa locali sono le due divinità del bene, vincitrici ed unitesi).

Il demone, si manifesta sotto forma di un serpente e viene ucciso dal principe-sposo durante una notte di veglia. Questo fatto avviene ogni volta, che la sposa-principessa diveniva moglie dopo la prima notte di nozze, ella veniva trovata morta. Qui il racconto sembra non trovare senso, ma potrebbe significare la morte della fertilità e della discendenza della stirpe di vincitori.

Strane coincidenze tra draghi e serpente

E’ di certo una strana coincidenza che il serpente-drago sia una raffigurazione praticamente di tutte le culture legata ad alcune divinità. Giusto per citarne qualcuna:

  1. Quetzalcoatl raffigurato da un drago piumato
  2. Marduk raffigurato mentre cammina o cavalca un lungo rettile
  3. I dragoni cinesi e giapponesi temibili avversari per alcuni eroi ma grandi saggi per altri.

Se parliamo di draghi e serpenti, potremmo dire che si tratta forse di altre rappresentazioni allegoriche di un vascello celeste? Possibilmente sì; in ogni caso la festività capodannesca del Nepal si conclude con l’innalzamento del Lingo Jatra di Indra. Questo dovrebbe rappresentare il fallo divino, ed indicare la fertilità e la prosperità del nuovo anno.

Gli Dei

La presenza fallica sembra non entrare nel contesto dello scontro, ma non è così. Vediamo perchè; potrebbe infatti essere, che il principe (dell’allegoria), che uccide il serpente e permette alla sua progenie di vivere, grazie alla sopravvivenza della sua principessa divina, sia proprio il Dio supremo Indra, visto da una prospettiva eroica e non divina.

In effetti, Il Dio più potente dei Deva, considerato anche guerriero ed eroe più di ogni altro, nella tradizione, uccide il serpente Vrtra (dragone). Il Dio Indra viene raffigurato con le vesti dorate. Anche i suoi biondissimi capelli e i suoi occhi azzurri, sono fatti alquanto inconsueti in quell’area.

Egli inoltre, è alla guida di una biga tirata da cavalli, figura che ricorda molto il Dio greco Apollo. Questa immagine ricorda molto anche il Dio sumero-babilonese Ninurta che uccide o sconfigge Marduk ed il suo carro celeste-drago. Non possiamo fare a meno di notare, che Indra ha tutte le caratteristiche anche del Dio greco Zeus; è come lui, tanto di armi che lanciano i fulmini, passione per le donne e per l’alcol e come lui è decisamente considerato il più saggio e venerato degli Dei della Grecia e di Roma.

In conclusione la festività ricorrente del capodanno nepalese, potrebbe in effetti essere l’allegoria di eventi eroici e divini. Questi hanno visto nei cieli o in terra, scontri (forse) tra benevole e malevole fazioni. Quest’ultime facevano l’uso di carri celesti-dimore celesti e la finale vittoria degli Dei sui demoni-serpente. In cui possiamo ritrovare la nascita della stirpe di Indra. possiamo anche ritrovare l’inizio di un’era di fertilità e prosperità (l’era dell’oro). Questa ricorrenza viene festeggiata nell’aprile di ogni anno.

Articolo del 2014

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