Luglio 9, 2025

Eva è la madre di tutti i viventi? – Connessioni con i culti della Grande Madre

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“Eva è la madre di tutti i viventi?” rappresenta un’analisi approfondita e rivoluzionaria della figura biblica di Eva, inserita nel contesto più ampio dell’evoluzione storica e mitologica della divinità femminile. In alcuni casi in contrapposizione con la figura di Lilith di cui ho già ampliamente parlato.

L’opera, principalmente basata sul lavoro di Anne Baring e Jules Cashford nel loro monumentale “The Myth of the Goddess: Evolution of an Image”, esplora le radici archetipiche e simboliche della prima donna secondo la tradizione giudeo-cristiana, mettendole in relazione con gli antichi culti della Grande Madre che hanno dominato le civiltà preistoriche e proto-storiche.

Oggi inserirò però in quest’articolo alcune idee ed opinioni emerse durante la live di ieri sul mio canale youtube sul tema, che riguardano un’altro scritto, questa volta del mio ospite, lo scrittore Biagio Russo.

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Il contesto storico-mitologico

La ricerca di Baring e Cashford si inserisce in un quadro interpretativo che vede nella figura di Eva non solo il personaggio biblico tradizionalmente inteso, ma piuttosto l’eco tardiva e trasformata di antichissime divinità femminili primordiali. Io personalmente citando Sitchin ci vedo invece una prima generazione di Donne fecondabili da parte dei primi uomini creati dagli Anunnaki.

Secondo la prospettiva precedente, Eva rappresenterebbe il residuo cristallizzato di una concezione sacra del femminile che ha caratterizzato l’umanità per millenni prima dell’avvento delle religioni patriarcali. Nella ia personale visione invece è un oggetto di uso e consumo degli Dei creatori. Mentre per l’amico Biagio Russo è effettivamente la madre di tutti i viventi.

L’etimologia stessa del nome Eva (in ebraico חַוָּה, chawwah) viene fatta derivare dalla radice chaiah, che significa “essere vivente” o “dare vita”, come dice in live il mio ospite. Tuttavia, come nota lo studioso Simone Venturini, il significato del nome non combacia perfettamente con la sua forma grammaticale, suggerendo una complessità linguistica e simbolica che rivela stratificazioni culturali più profonde.

La transizione alla Grande Madre

Uno degli aspetti più significativi dell’analisi è il modo in cui viene tracciata la transizione dalle antiche divinità femminili della fertilità alla figura biblica di Eva. John Phillips, nel suo “Eve: The History of an Idea”, sintetizza questo processo storico osservando che “la storia di Eva inizia con l’apparizione di Javeh al posto della Madre di Tutti i Viventi”. Questo passaggio di potere rappresenta molto più di un semplice cambiamento religioso: segna una trasformazione fondamentale nelle relazioni tra l’umanità e il divino, spostando il centro della sacralità dal femminile al maschile.

Il culto della Grande Madre, come documentato dall’archeologa lituana Maria Gimbutas nel suo fondamentale “Il linguaggio della Dea”, aveva caratterizzato le civiltà europee e dell’Asia Minore tra il 7000 e il 3000 a.C. circa. Queste società matrifocali veneravano divinità femminili associate alla terra, alla luna, alla fertilità e ai cicli naturali di nascita, crescita, morte e rinascita. La Dea Madre incarnava il principio creativo supremo, essendo al contempo vergine e generatrice, dominatrice della natura e nutrice di tutti gli esseri viventi.

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Le connessioni archetipiche

L’opera esplora le profonde connessioni archetipiche tra Eva e le antiche dee madri attraverso diversi livelli di analisi:

1. Il simbolismo della maternità universale

Eva viene definita “madre di tutti i viventi” (em kol chai in ebraico), un titolo che riecheggia direttamente gli attributi delle antiche divinità femminili. Dee come Ninhursag (mesopotamica), Cibele (frigia), Gaia (greca), Rea (greca) e Demetra (greca) condividevano tutte questa caratteristica di maternità cosmica. La differenza fondamentale risiede nel fatto che, mentre le antiche dee erano autonome e autogenerate, La prima donna viene presentata come derivata da Adamo e subordinata al volere divino maschile.

2. Il rapporto con la conoscenza

Un elemento particolarmente significativo è il rapporto di Eva con l’albero della conoscenza del bene e del male. Nelle tradizioni della Grande Madre, la conoscenza, specialmente quella legata ai misteri della vita e della morte, era dominio esclusivo del principio femminile. Le dee antiche erano spesso raffigurate con serpenti, simboli di saggezza ctonia e di rigenerazione. Il serpente dell’Eden, tradizionalmente interpretato come tentatore malvagio, può essere riletto come residuo simbolico di queste antiche associazioni tra femminile, conoscenza e potere spirituale.

3. La sessualità sacra

L’aspetto della sessualità nell’episodio biblico di Eva riflette la trasformazione storica della concezione del femminile. Mentre nelle religioni della Grande Madre la sessualità era considerata sacra e divina, espressione del potere creativo cosmico, nella narrazione biblica essa diventa fonte di caduta e peccato. La prima donna, che nelle interpretazioni tradizionali viene spesso accusata di aver introdotto il peccato nel mondo, rappresenta in realtà l’antica sacerdotessa della dea trasformata in figura problematica.

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I culti della Grande Madre: caratteristiche principali

Per comprendere appieno le connessioni con Eva, è necessario esaminare le caratteristiche fondamentali dei culti della Grande Madre:

Periodo preistorico e neolitico

I culti della Grande Madre affondano le loro radici nel Paleolitico superiore (circa 35.000-10.000 a.C.) e raggiungono il loro apogeo nel Neolitico (circa 10.000-3.000 a.C.). Le famose “Veneri paleolitiche”, statuette femminili con caratteristiche sessuali accentuate, testimoniano l’antichità di questa venerazione del principio femminile creativo.

Caratteristiche teologiche

Le divinità femminili primordiali erano caratterizzate da:

  • Autonomia creativa: non avevano bisogno di controparti maschili per generare
  • Ciclicità: incarnavano i ritmi naturali di nascita, crescita, morte e rinascita
  • Totalità: erano simultaneamente vergini, madri e anziane sagge
  • Immanenza: erano presenti nella natura stessa, non trascendenti
  • Ambivalenza: potevano essere nutrici e distruggitrici

Simbolismo associato

I simboli ricorrenti includevano:

  • Il serpente (saggezza, rinnovamento, energia vitale)
  • L’albero (asse cosmico, fonte di vita e conoscenza)
  • La luna (ciclicità, femminilità, tempo sacro)
  • L’acqua (fonte primordiale, purificazione, rigenerazione)
  • Gli animali (toro, cerva, leone, uccelli)

La trasformazione patriarcale

L’emergere delle religioni patriarcali, tra cui quella ebraica, comportò una sistematica soppressione e riconfigurazione dei culti delle Grandi Madri. Questo processo, che gli studiosi chiamano “rovesciamento patriarcale”, trasformò:

  • Le dee in demoni o figure subordinate
  • I simboli femminili positivi in simboli negativi
  • La sacerdotessa in tentatrice
  • La saggezza femminile in follia o malvagità

Eva rappresenta un caso esemplare di questa trasformazione: da potenziale erede delle antiche dee madri diventa la donna che introduce il peccato nel mondo.

Implicazioni psicologiche e culturali

L’analisi di Baring e Cashford non si limita agli aspetti storico-religiosi ma esplora anche le implicazioni psicologiche profonde di questa trasformazione. Seguendo le intuizioni di Carl Gustav Jung sull’archetipo della Grande Madre, l’opera suggerisce che la soppressione del principio femminile divino ha comportato:

  • Una scissione nella psiche collettiva umana
  • La perdita del contatto con i ritmi naturali
  • L’alienazione dal corpo e dalla sessualità
  • La degradazione dell’ambiente naturale
  • Lo squilibrio nei rapporti di genere

La reinterpretazione contemporanea

L’opera propone una reinterpretazione della prima donna che la restituisce alla sua dignità archetipica originaria. Invece di vedere in lei la causa della caduta dell’umanità, si può riconoscere:

  • Il coraggio di cercare la conoscenza
  • La responsabilità di assumere su di sé il peso della crescita umana
  • L’atto eroico di scegliere la vita consapevole contro l’innocenza inconscia
  • Il ponte tra l’antica saggezza femminile e la coscienza moderna

Conclusioni

“Eva è la madre di tutti i viventi?” rappresenta molto più di un’analisi biblica: è un’opera di archeologia della coscienza che rivela come la figura di Eva conservi, pur nella sua riconfigurazione patriarcale, tracce indelebili dell’antica venerazione per il principio femminile creativo. L’opera dimostra come la comprensione storica dei culti delle Grandi Madri sia essenziale per una lettura più profonda e complessa della tradizione giudeo-cristiana, offrendo al contempo spunti per una riconciliazione contemporanea con gli aspetti più profondi dell’esperienza femminile del sacro.

Attraverso questa rilettura, Eva non è più soltanto la donna che ha causato la caduta dell’umanità, ma diventa il simbolo della continua presenza, seppur trasformata e nascosta, dell’antica saggezza delle Grandi Madri nella cultura occidentale. La sua storia diventa così la chiave per comprendere non solo il passato religioso dell’umanità, ma anche le possibilità di un futuro più equilibrato tra principio maschile e femminile, tra trascendenza e immanenza, tra spirito e natura.

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[NOTE]: “Eva è la madre di tutti i viventi?” e le sue connessioni con i culti della Grande Madre.

Il riassunto si basa principalmente sul lavoro di Anne Baring e Jules Cashford nel loro “The Myth of the Goddess: Evolution of an Image” Eva: la Madre di Tutti i Viventi – Women Priests, che analizza la figura della prima donna non solo come personaggio biblico, ma come erede trasformata delle antiche divinità femminili primordiali.

L’opera traccia un percorso storico-culturale che mostra come la storia della prima donna inizia con l’apparizione di Javeh al posto della Madre di Tutti i Viventi Eva: la Madre di Tutti i Viventi – Women Priests, rappresentando una trasformazione fondamentale nella concezione del sacro femminile. Il testo esplora le connessioni tra Eva e le antiche dee madri come Ninhursag, Cibele, Gaia, Rea, Demetra Grande Madre – Wikipedia, che incarnavano il simbolismo materno della creatività, della nascita, della fertilità, della sessualità, del nutrimento e della crescita Grande Madre – Wikipedia.

Particolare attenzione viene dedicata ai culti preistorici della Grande Madre, documentati da Maria Gimbutas nel suo “Il linguaggio della Dea”, che analizza i culti preistorici collegati alla terra e fondati su divinità femminili preindoeuropee lunari e terrestri Il Culto della Dea Madre – Il viaggio dell’Eroe diffusi in Europa e in Asia Minore tra il 7.000 e il 3.000 a.C. Il Culto della Dea Madre – Il viaggio dell’Eroe.

Il riassunto illustra come questa trasformazione storica abbia comportato non solo un cambiamento religioso, ma una vera rivoluzione nella concezione del femminile, della conoscenza e della sessualità, offrendo una chiave di lettura alternativa della figura di Eva che la restituisce alla sua dignità archetipica originaria.

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